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Chi paga le ONG
di Maurizio Stefanini
Ai volontari pacifisti anche i soldi del governo dell'odiato Berlusconi
Chi paga il lavoro delle Ong (organizzazioni non governative) impegnate sul fronte della cooperazione allo sviluppo? Che il groviglio sia a volte complicato da dipanare lo dimostra anche l'ultima polemica che ha contrapposto proprio l'Associazione delle Ong italiane a "Un ponte per...", l'organizzazione delle "due Simone".
Il 29 settembre Sergio Marelli, presidente dell'Associazione delle Ong, per protestare contro «il ventilato taglio di 250 milioni di euro ai fondi della cooperazione allo sviluppo» annunciato dalla legge finanziaria, ha infatti diramato un comunicato in cui ha paventato «la conseguente paralisi di tutti i progetti delle Ong, compresi naturalmente quelli attualmente in svolgimento in Iraq».
Presa di posizione che, al di là di tutto, rappresenterebbe di per sé un'ammissione che taglia da subito la testa al toro: senza i soldi del contribuente, le Ong non sono in grado di fare niente.
Il giorno dopo, però, le ong Terre des hommes Italia, Ics, Movimondo e, appunto, "Un ponte per..." hanno risposto con un controcomunicato, in cui hanno precisato che i loro progetti in Iraq non sono finanziati dalla Cooperazione Italiana. «Le Ong italiane che operano in favore della popolazione irachena hanno sempre rifiutato i soldi del ministero degli Esteri italiano, e continueranno a farlo finché il contingente militare rimarrà in Iraq».
Per la verità, spulciando le relazioni della direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, organismo dipendente dalla Farnesina, risulterebbe che nel 2002 - quando già era in carica il "satana" Berlusconi - proprio "Un ponte per..." beneficiò di un contributo di 14.874 euro per il progetto, socio-sanitario "Sindbad", allestito nell'area della città irachena di Bassora.
Peraltro, quello di rifiutare i soldi del governo italiano (almeno a parole), non significa rifiutare in toto i soldi dei contribuenti italiani e finanziarsi integralmente da soli. Come è stato ampiamente riferito dalla stampa, il progetto Farah che le " due Simone" stavano svolgendo a Bagdad nel momento in cui erano state rapite, era in cooperazione con l'Unicef. E dove prende l'Unicef il grosso dei suoi soldi, gala benefici a parte, se non nello stesso modo in cui li prendono le altre agenzie Onu e l'Onu stessa?
Dunque, coi contributi dei Paesi membri in rapporto al loro Pil, posizione per cui l'Italia è in pianta stabile al sesto posto tra i maggiori pagatori. E dunque, sempre soldi dei contribuenti sono, sia pur arrivati per un altro giro.
Lo stesso discorso può farsi per i soldi che arrivano dall'Unione Europea, o attraverso gli enti locali. "Un Ponte per...", in particolare, iniziò col metodo della raccolta di fondi tra privati. Ma poi il grosso del lavoro che ha fatto in Iraq, sia nel campo della sanità che della depurazione delle acque e dell'educazione, è stato grazie al fondamentale apporto di Regioni, Province e Comuni (hanno tra gli altri versato soldi all'organizzazione anche il Comune di Milano, la Provincia di Trento, la Regione Trentino Alto Adige). E, soprattutto, della Mezza Luna Rossa Irachena - che dipende dai governi al potere a Bagdad, siano essi quello di Saddam o quello Usa -, di alcune agenzie dell'Onu e dell'Unione Europea.
Nel 2000, per dirne una, l'Ue aveva stanziato per le ong impegnate nel pianeta un totale di 200 milioni di Euro: 140 per azioni in favore dei Paesi in via di sviluppo; 10 relative ad azioni di sensibilizzazione in Europa; 40 di "donazioni globali", un accordo quadro riservato alle Ong con maggior curriculum di finanziamenti ottenuti; gli ultimi 10 per progetti speciali a favore di Mozambico e di Cuba: l'uno vittima di catastrofi naturali, l'altro evidentemente ritenuto meritevole di particolare benevolenza per promuoverne un'evoluzione democratica.
Al contrario, Fidel Castro ha colto la prima occasione per stringere i freni, e quando l'Ue ha protestato ha risposto a male parole. Non ha detto di voler rinunciare agli aiuti provenienti dall'Europa, però. Si è limitato a spiegare che non sono più accetti i progetti europei, ma a Cuba sono sempre benvenute "amministrazioni locali e ong private". Appunto, i soldi dei contribuenti arrivano lo stesso, ma anche in questo caso attraverso qualche stanziamento di Regione, Provincia o Comune la cui maggioranza dipende da uno due consiglieri filo-castristi, e che dunque non pongono condizioni 'democratiche".
Da Libero del 3 Ottobre 2004 |
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