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Quei furbetti che si nascondono dietro le coop
di Francesco Forte
La conquista della Banca Nazionale del Lavoro, mediante Opa (offerta pubblica di acquisto) da parte di Unipol, la star delle assicurazioni delle cooperative rosse, si è di molto complicata dopo l'arresto di Giampiero Fiorani, ex amministratore delegato della Banca Popolare Italiana e le indagini per analoghi reati aperte sull'a.d. di Unipol Giovanni Consorte.
Ed è completamente fuori luogo e fuori strada l'affermazione del segretario Ds , Piero Fassino, secondo cui il ritardo delle autorità di vigilanza a dare il via li bera a questa Opa di Unipol sarebbe anche l'effetto di una campagna mediatica «volta a screditare l'Opa del mondo cooperativo su di una banca».
La scalata da parte di una assicurazione cooperativa di una banca società per azioni non è un normale diritto, ma una autentica anomalia. E sbaglia l'onorevole Fassino quando afferma che «l'Unipol come qualsiasi impresa che opera sul mercato ha diritto di perseguire una strategia di espansione della sua attività». Infatti, essendo una cooperativa, Unipol non è definibile come «una qualsiasi impresa che opera sul mercato».
Le società cooperative, comprese le società cooperative per azioni, appartengono al cosiddetto "terzo settore", che si configura, come anello intermedio, fra il settore pubblico e quello di mercato. Esse infatti sono enti mutualistici e non società con fine di lucro. E dovrebbero devolvere una parte sostanziale degli utili a fini mutualistici.
In base a queste caratteristiche, godono di rilevanti benefici fiscali. Inoltre l'acquisto e la cessione di quote sociali delle società cooperative non avviene sul libero mercato: è soggetta all'approvazione del consiglio di amministrazione. Nessun socio può avere la maggioranza delle quote e ogni socio ha un voto. Dato ciò, le cooperative non sono scalabili, quindi non sono soggette alle leggii del mercato. Appartengono a una sfera protetta.
Pertanto il mondo cooperativo non ha affatto diritto a impadronirsi di banche o altre imprese, configurate come società per azioni, quotate in Borsa: perché ciò darebbe luogo alla duplice anomalia dello scalatore non scalabile, che fa queste operazioni con i soldi che non dà al Fisco, cioè con i denari del contribuente (che paga le tasse perlui).
Se la cooperativa che controlla una banca opera male e le sue azioni perdono di valore, non è possibile per il mercato punirlo, mediante acquisto del pacchetto di maggioranza. La legge bancaria italiana stabilisce che l'autorizzazione a quote di maggioranza di banche va subordinata all'accertamento che chi ambisce a tale maggioranza deve garantire una sana e prudente gestione.
Non mi pare che una galassia cooperativa che non è sottoposta alle leggi del mercato dia tale garanzia. E non vale sostenere che se la cooperativa acquista la banca con una società per azioni, questo ragionamento non si applica. Infatti alla fine della catena c'è comunque la cooperativa non scalabile.
Aggiungo, dal punto di vista delle considerazioni di politica economica, cui sembra fare riferimento l'onorevole Fassino, accanto a quelle di puro diritto, che è troppo comodo avere gli esoneri fiscali, come ente mutualistico e poi voler scalare le banche, come soggetto capitalistico. C'è poi da aggiungere che l'espansione delle assicurazioni nel campo bancario non è, neppure per le imprese capitalistiche, un fatto così ovvio.
La materia è delicata, in quanto fra assicurazione e banca vi è un conflitto di natura e compiti. La prima, per sua funzione, deve proteggere dal rischio. Pertanto deve praticare politiche di avversione al rischio per proteggere la sua clientela. La banca in quanto esercita il credito e finanzia gli affari agisce nel mondo del rischio.
Infine, dopo l'arresto di Fiorani c'è un grosso macigno che impedisce il disco verde a questa Opa. Il Testo Unico Bancario all'articolo 108 stabilisce che gli azionisti delle banche debbono dare garanzie di onorabilità finanziaria.
Risulta dalle dichiarazioni dello stesso Fiorani che Unipol e il suo amministratore delegato hanno agito in stretto collegamento con lui nelle operazioni su Antonveneta. Gli acquisti di azioni Antonveneta effettuate da Unipol in soccorso alla scalata della Banca Popolare Italiana sono indiscutibili.
Ora anche Giovanni Consorte è indagato dalla procura di Roma. Può darsi che sia immune da ogni colpa. Ma sinché tutto ciò non è chiarito, il problema dei requisiti di onorabilità finanziaria rimane.
Da Libero del 16 dicembre 2005 |
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